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Europa al bivio

Se si vuole ritenere l’unità europea un fatto culturale e non meramente tecnico, si può cominciare considerandone la lingua. È sufficientemente noto quanto il tentativo di unificazione dell’Europa sia debitore al mito di Babele (che riecheggia tra l’altro nell’architettura del parlamento di Strasburgo), ma percorso a ritroso, dove il fatto della molteplicità iniziale aspira a…

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VGE, l’aristocratico pop

VALERY GISCARD D’ESTAING Mercoledì 2 dicembre è morto il più longevo degli ex-presidenti della Repubblica francese, Valéry Giscard d’Estaing. Questo elegantissimo signore di 94 anni chiude in qualche modo un’epoca, l’epoca dei grandi personaggi del secolo scorso.Trovo che la figura di VGE sia abbastanza sconosciuta per noi. Eppure questo elegante ingegnere è stato fautore di…

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Intervista con Romano Prodi. La tirannia non è l’euro ma il neoliberismo senza controlli.

“Le Istituzioni europee sono le uniche, finora, ad aver posto un freno al dominio delle multinazionali“ Arrivo nella Fondazione per la Collaborazione fra i Popoli dopo aver preso un bell’acquazzone in bicicletta. Aspetto il mio turno nell’anticamera, davanti a due foto di Prodi con Kofi Annan e di Prodi benedicente con dietro la bandiera dell’Unione…

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I padroni delle rappresentazioni

Se si vuole considerare un momento topico nella crisi attiva in Europa ormai in molte forme e a vari livelli, il caso Brexit sembra particolarmente adatto. Può essere infatti un buon punto d’osservazione che presume a una molteplicità di fattori, dalla ristrutturazione economico-finanziaria ai rischi di accantonamento delle maggiori eredità dello Stato democratico ai problemi…

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Europei e combattenti I foreign fighter dello Stato Islamico

Sono chiamati con il nome di foreign fighter quei cittadini europei o occidentali che hanno deciso di abbandonare il proprio Paese di origine per aderire alla Guerra Santa dichiarata dal Califfo Abu Bakr al-Baghdadi in Siria ed in Iraq. La maggior parte di loro proviene dalla Francia, Regno Unito, Belgio, Olanda, Finlandia, Norvegia, Irlanda e Danimarca e pare possibile che molti di loro si siano avvicinati al fondamentalismo islamico nelle carceri o in contesti anche molto lontani dai centri religiosi come le palestre o le manifestazioni più o meno clandestine di solidarietà nei confronti dei “fratelli” o dei mujaheddin siriani, palestinesi o iracheni. Con il presente lavoro si intende ripercorre le dinamiche che hanno comportato l’emersione di un fenomeno del genere e analizzare le azioni dei diversi Paesi europei volte sia alla persecuzione dei foreign fighter europei che alla gestione dei rischi in Europa derivanti dalla libera circolazione dei combattenti.

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