Il Califfo, Cadmo e Mc Luhan L’uomo in arme come metafora attiva

    Inchiostro e fotografia stanno soppiantando carri armati e soldati

    (M. Mc Luhan, Understanding media)

    Abstract


    Partendo da una suggestiva interpretazione mitologica di Marshall Mc Luhan, in questo articolo si vuole verificare se anche per il Califfo, come per Cadmo, il successo di un’impresa bellica sia dovuto all’inedito modo con cui si fanno interagire uomini in arme e tecnologia. Se l’introduzione dell’alfabeto fonetico nella civiltà greca aveva consentito la nascita di un esercito professionale e di conseguenza un cambiamento sociopolitico epocale che sconfiggeva la supremazia della casta sacerdotale e degli scribi; all’origine del ‘successo’ dell’ISIS c’è forse l’introduzione nella cultura salafita di una tecnologia digitale che attira combattenti dal tutto il mondo e ridisegna la mappatura geopolitica dell’area medio orientale? La tesi è che la strategia comunicativa dell’ISIS si rivela particolarmente efficace non solo perché usa una tecnologia più semplice, connessioni incensurabili e dispositivi molto diffusi, ma anche perché si impone rapidamente su sistemi culturali altamente alfabetizzati e quindi più impressionabili sul piano delle immagini. Da qui si spiegherebbe l’uso strumentale del corpo del soldato (vittima o carnefice) con cui è inevitabile identificarsi: elemento simbolico di transito tra un’era tecnologica e l’altra, vero campo di contesa semantica tra due schieramenti ‘mediatici’ e due concezioni del mondo. All’orizzonte si intravede il messaggio universale del mito di Cadmo, già colto profeticamente dal teorico dei media canadese ovvero, che con la rivoluzione digitale ogni uomo sta diventando un soldato e ogni soldato diviene cifra dell’intera umanità.

    Assuming a striking interpretation of the mythological of Marshall McLuhan, in this article we want to verify if (for the Caliph, as Cadmus) the success of a war is due to the unprecedented interaction between men in arms and technology. If the introduction of the phonetic alphabet in the Greek civilization had allowed the creation of a professional army and consequently a change socio-political era that defeated the supremacy of the priestly caste and scribes, the origin of the ‘success’ of ISIS is perhaps the introduction into the culture of a Salafi digital technology to attract fighters from around the world and reshape the geopolitical map of the Middle East? The thesis is that the communication strategy of ISIS is particularly effective not only because it uses a simple technology, connections not reprehensible, and popular devices, but also because it imposes itself quickly on cultural systems highly literate and therefore more emotional in terms of images. From here it would explain the instrumental use of the body of the soldier (victim or perpetrator), symbolic element to transit between technological era and the other, true semantic field of contention between the two sides ‘media’ and two conceptions of the world. On the horizon you can see the universal message of the myth of Cadmus, prophetically already caught by the Canadian media theorist, that with the digital revolution every man is becoming a soldier and every soldier becomes figure of all humanity.

     
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Direttore editoriale della rivista Leussein, si è laureato in giurisprudenza (La Sapienza) e in filosofia (Gregoriana), e ha conseguito il dottorato di ricerca in filosofia della politica (La Sapienza). E' stato ideatore, coordinatore ed editorialista della Rivista della Scuola superiore dell’economia e delle finanze dal 2004 al 2006. Ha scritto diversi saggi e ha collaborato con diverse Università (Sapienza, Gregoriana, Lateranense, UPRA) e istituti di ricerca (Istituto italiano filosofici di Napoli - Scuola di Roma, Studi politici San Piov). I suoi percorsi di ricerca si snodano negli ambiti della filosofia ebraica, la teologia politica, gli studi postcoloniali e la teoria della comunicazione.


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