In questa epoca dove molti riferimenti certi vengono meno e la precarietà angoscia e minaccia molte esistenze, ci sono alcune figure che sembrano osservare la realtà con sguardo antico, riconoscendo l’oscillazione del reale come propria ma non in termini necessariamente negativi, anzi.
Dietro la velocità, all’ombra del vorticoso succedersi degli eventi sensazionalistici, il micro quotidiano sembra conservare una propria luce lunare (vedi Il metro di Ecate, Leussein 3/2009) che illumina percorsi imbattuti, segnalando nuovi incroci, originali forme collaborative e nuovi identità transindividuali.
Ma lasciamo alla premessa di Paola Di Cori (la curatrice del numero) spiegare il senso particolare in cui si è voluto inquadrare l’attuale oscillazione del mondo e delle figure che lo animano, a noi preme aggiungere due parole sulla sezione “approfondimenti” e in quella “inediti e rari”.
Nella prima trovate dei contributi che per questioni tipografiche non hanno potuto essere pubblicate nel numero precedente (Il teatro della democrazia) cui però sono strettamente legati. In particolare l’articolo di Davide Borrelli (La parodia dell’università nel tempo della post-democrazia) che analizza lo stato di profonda crisi in cui le riforme d’impianto neoliberale degli ultimi anni hanno fatto precipitare il più alto sistema educativo italiano; quello di Paolo Sorrentino (Il video di Renzi e la sua parodia. La messa in scena del reale), che descrive come la ricerca del consenso produca comportamenti sempre più semplificati e al tempo stesso mimetici che minano ogni efficace rappresentazione della complessità politica; Il contributo di Alessandro Nardis (Cinema e accademia. Il polo della Columbia University e gli studios di Zukor e Lasky) che mette in luce quanto gli Studios e l’industria cinematografica americana siano stati influenzati dall’impostazione accademica dei primi anni 10 del secolo scorso; di Roberto Valle (La domenica della storia nella Metropoli della Morte: Fondane e la vertigine dell’assurdo) descrive il modo in cui il filosofo ebreo morto nei campi di concentramento critichi il pensiero di Sartre e l’analitica esistenziale di Heidegger accomunandoli all’idealismo che dissolve magicamente l’esistente nel concetto; e infine il lavoro di Vladimyr Martelli (Roma, prostituzione, secolo XVI, prevenzione, conservatorio S. Caterina della Rosa, monastero S. Maria Maddalena) che analizza le risposte che il governo di Roma dei secoli XVII e XVII ha elaborato per il problema della prostituzione.
Nella seconda sezione ospitiamo una lettera inedita del 1959 del poeta visivo Lamberto Pignotti alla scrittrice italo americana Giosi Lippolis e alcune pagine di Colette scritte tra il 1914 e il 1917 per quotidiani francesi, da lei pubblicati un anno prima della fine della guerra con il titolo Les Heures longues .
Buona lettura