Oggi essere “popolare” è il nuovo “dover essere” di ogni vip. Le diverse piattaforme “social” dove la foto di un bambino figlio di qualche rapper famoso può ricevere milioni di “mi piace” trasformano anche il modo di far politica. Si ha bisogno di comunicare subito e vedere cosa fa il popolo della rete. Il Presidente degli Stati Uniti trascorre notti intere a vagliare i suoi twit. E proprio quelli più violenti e guerrafondai ottengono il maggior numero di consenso. È la democrazia senza intermediari. La rete seleziona le nuove élites in contrapposizione ai politici professionisti che hanno fallito nel mondo globalizzato. La parola torna al popolo e ai suoi tribuni; il referendum diviene lo strumento privilegiato di appello al popolo. Così il Parlamento potrebbe anche essere eletto a sorteggio. Dove ci si sta dirigendo?
Ilvo Diamanti e Marc Lazar per cercare di comprendere il fenomeno “populista” in Francia e in Italia (Popolocrazia, Laterza, 2018) hanno pubblicato un lavoro molto accurato coniando il termine “popolocrazia” a rimarcare l’inversione a cui si sta assistendo in politica. Dal popolo tiranneggiato al popolo tiranno. Qualche mese fa il libro è stato presentato in un convegno organizzato a Roma dalla fondazione Dante Alighieri. Nel dibattito si è molto insistito sul senso di frustrazione del centro sinistra, dissoltosi in poco tempo, incapace di evitare la deriva populista.
L’antipolitica, la xenofobia e il localismo, in contrapposizione all’Europa e a qualsiasi istanza sovranazionale, sono gli ingredienti che hanno maggiore presa sull’opinione pubblica. Sono il frutto dell’eccessiva personalizzazione della politica, favorita anche dall’introduzione del sistema elettorale maggioritario. Un linguaggio diretto, “politicamente scorretto”, ha sostituito le analisi a più voci, l’approfondimento di taglio scientifico. I “Professori” sono assoldati dai nuovi populisti e devono rispondere, scientificamente, ai loro voleri. La caduta del muro di Berlino, la crisi economica, la massiccia immigrazione sono stati i fattori scatenanti dei populismi di destra e di sinistra.
Per evitare la deriva, al termine di una serrata analisi del fenomeno, Diamanti e Lazar rivolgono un accorato appello a tutte forze, in particolare alla sinistra, che intendono opporsi alla “popolocrazia” richiamandole ad una riflessione seria e attenta dei temi e delle paure che agitano il “popolo sovrano”, per valorizzarne le giuste istanze e non limitarsi a divenirne una mera cassa di risonanza.
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