Il Libro di Luigi Antonello Armando e Marianna Bolko (Il trauma dimenticato, Franco Angeli, Milano 2017, pp. 268) si muove su diversi registri che si incrociano sul comune problema di storicizzare la figura di Sigmund Freud e di interrogarsi su un futuro possibile per la psicanalisi.
L’Interpretazione dei sogni del 1897 appare all’autore come un testo centrale e per certi aspetti ancora attuale per chi voglia esercitarsi nella nobile arte di conferire significato o funzionalità nella cura al fenomeno onirico. La letteratura successiva sul problema dell’interpretazione dei sogni non può infatti, secondo l’autore, che partire da quel testo. Gli autori che dopo Freud scrivono sul tema dell’interpretazione dei sogni infatti, ripetono, dimostrano, radicalizzano od universalizzano le tesi già contenute nel testo di Freud. Od in alternativa mirano ad alterare le tesi contenute nel testo, edulcorandole, rendendole ibride. Oppure profanandole o giustificandovi scismi che hanno costituito un punto importante della storia della psicanalisi. Nel migliore dei casi le tesi contenute nel libro vengono storicizzate attraverso il triplice registro della mitizzazione, demitizzazione e situazione.
Centrale appare nell’economia del testo di Freud il complesso di Edipo che l’autore concepisce immediatamente prima della scrittura dell’Interpretazione dei sogni e che diverrà momento centrale di tutta la speculazione freudiana successiva, i sogni infatti come soddisfazioni allucinatorie di desideri attraverso ricordi di copertura e razionalizzazioni si collegano tutti indirettamente al fenomeno della rinuncia all’incesto che segna la divisione tra l’uomo e l’animale nella storia della specie ed il nascere di un desiderio verso l’alterità nella storia dell’individuo.
All’origine del complesso però vi è secondo Antonello Armando un doppio trauma che porterà Freud all’ideazione del complesso e che ne consente però una sua storicizzazione. Il trauma è quello della dissoluzione della forma che avviene con la pittura rinascimentale ed in particolare con l’opera di Leonardo e non con quella di Signorelli come invece lo stesso Freud ipotizzava nel saggio del 1898 Meccanismo psichico della dimenticanza. La bellezza assoluta dell’incontro con la pittura rinascimentale è anche ‘spaesante’ ed ha per questo in Freud una funzione ambivalente il non finito così come lo vedono Leonardo e Michelangelo ha una potente intenzione espressiva ma è al contempo ‘inibizione’ risultante da un rapporto disturbato con la figura materna. L’atto di nascita della psicanalisi dimentica appunto l’origine di quel trauma e porta alla formulazione del complesso edipico come meccanismo di difesa contro quel vissuto traumatico. Il riconoscimento dell’origine traumatica del complesso edipico porta alla necessità di sdoppiare il significato della parola trauma non solo lesione ma anche incontro con la bellezza che corrisponde nella storia dell’Occidente a quel passaggio dal XV al XVI secolo. La bellezza è definita come assoluta poiché non dipende dai modelli del passato e la sua durata non dipende dalla ripetizione. Ed è poi straniera, spaesante nel senso che come nell’innamoramento destabilizza chi la incontra, bellezza detta anche armonia dunque caratterizzata dalla vaghezza e dalla precarietà, un principio dell’unità dell’esperienza che l’inclinazione alla dimenticanza rende però precario. Leonardo insieme a Macchiavelli porteranno dunque alla scoperta del mondo interno del soggetto moderno non più garantito dall’eternità della trascendenza. Il mondo interno ha una sua storia sfugge alla garanzia dell’eternità e muta nel tempo e nelle circostanze. L’opera di Freud è dunque anche opposizione al quel ripristino della cultura della forma che si ha con Kant e che mira a relegare nell’incomprensibile e nel visionario il fenomeno onirico e che portava dunque alla patologizzazione e ghettizzazione del mondo interno. Kant infatti include i sogni tra le forme di interesse per il soprasensibile (1766 I sogni di un visionario spiegati con i sogni della metafisica). La storicizzazione del complesso di Edipo e la sua collocazione come fattore traumatico all’interno della biografia di Freud porta ad una visione bio-oculare del processo di interpretazione dei sogni che è esposta nella seconda parte del testo. Il lavoro dell’interpretazione viene così ad essere composto di cinque momenti. Due sono costitutivi tre sono detti operativi. Il primo è una formazione che permette all’interprete di padroneggiare quattro principi orientativi, visione bioculare, distrazione, attesa, e attenzione. Il secondo e la costruzione di un contesto entro il quale il lavoro interpretativo possa svolgersi. I momenti operativi corrispondono a quattro atti della mente connessione, ideazione, comunicazione e valutazione. La visione bioculare da cui nasce il tentativo di camminare con Freud ma di andare anche oltre Freud consente di scorgere nel sogno sia la manifestazione del conflitto inscritte nel complesso e dunque nelle fasi precoci dello sviluppo sia ciò che però quella storicizzazione ha sottratto alla dimenticanza ovvero i segni di un mondo posto al di là di quello riconosciuto dalla scienza e dalla psicanalisi.
Il testo nel suo complesso invita il lettore avveduto a diffidare dell’ondata positivista che ha investito il sapere psicologico che sta diventando sempre più ‘scienza da laboratorio’, diffidenza che però non deve mutarsi in semplice rifiuto che farebbe della psicanalisi una sorta di ‘nuovo umanesimo’ non più al passo con i tempi ma diffidenza che invita a restare in quella bellezza precaria del mondo interno che rispetta e si nutre dei progressi delle varie rivoluzioni scientifiche ma che al contempo rispetta l’unicità esistenziale di ogni processo di individuazione e che continua a vedere la cura come primo scopo della pratica clinica.
'Luigi Antonello Armando e Marianna Bolko “Il trauma dimenticato”' has no comments
Be the first to comment this post!