Critica del lusso egoistico

Scheda introduttiva all’articolo di Guglielmo Ferrero su:“The Evolution of Luxury”

Il breve lavoro di Guglielmo Ferrero sul lusso, pubblicato nel 1901 negli Stati Uniti, deve essere inquadrato nel più ampio studio delle società militari e del militarismo1 che Guglielmo Ferrero (Portici, 21 luglio 1871 – Mont-Pèlerin, 3 agosto 1942) portò avanti alla ricerca del fondamento della giustizia e del diritto nel concreto svolgersi dell’evoluzione sociale, dalle prime orde barbariche alle moderne civiltà. Infatti Ferrero si accorse subito che gli elementi fondanti della giustizia non andavano ricercati presso le aule di giustizia ove si applicava il diritto vivente bensì esaminando l’evoluzione delle società di cui il diritto costituiva una delle espressioni più significative.

La società presenta un’evoluzione simile a quella di ogni organismo vivente. Dalla nascita è possibile seguirne gli sviluppi fino al suo declino. E’ Cesare Lombroso, il celebre criminologo positivista, di cui sposerà la figlia Gina, ad indirizzare Ferrero allo studio del declino delle civiltà latine, unica strada per conoscere le ragioni storico-sociali dell’ascesa e del successivo declino delle civiltà. Nel 1893 Ferrero si laurea in lettere e storia all’Università di Bologna con una tesi su La decadenza delle colonie greche. In seguito pubblicherà la sua monumentale opera sulla grandezza e decadenza dell’impero romano (1902-1906).

In quel periodo Ferrero aveva già abbracciato le idee socialiste di Turati e partecipato a manifestazione contro il colonialismo di Crispi venendo anche imprigionato a Torino. A Milano tiene una serie di conferenze per la pace raccolte poi nel volume “Il militarismo” (1897).

Ferrero individua nella ricerca sfrenata del piacere egoistico, il principio pratico delle società militari. Di contro alla classi dominate viene imposto ogni dovere o lavoro umile che sia utile per la sopravvivenza della società civile. In assenza di guerra le famiglie ricche e potenti delle società militari si divertono con spettacoli colossali e commoventi fino alla crudeltà (giochi di gladiatori, tornei).

Il militarismo è caratterizzato da una passione sfrenata per il lusso – che Ferrero definisce barbarico-estetico – da una frenesia per gli splendori mondani che hanno, come obiettivo, esclusivamente l’ostentazione del potere. Mentre il romano antico viveva di ceci e si vestiva di lana, le aristocrazie militari dell’impero conobbero la corruzione del lusso sfrenato.

A tale concezione del lusso Ferrero contrappone quella delle società civilizzate, il lusso civile-utilitaristico. Le orde barbariche, pur in possesso di ingenti ricchezze, non conobbero le stabili abitazioni dei “vinti”, dotate di confort e di oggetti per la pulizia personale. Né badarono molto alla propria pulizia personale e cercarono di occultare i nefasti effetti facendo un uso smodato di profumi sempre più esotici.

Così, conclude Ferrero, anche il prendersi cura di se stessi denota il livello più civile e solidale delle moderne società rispetto alle società militari, guerrafondaie e dedite al lusso egoistico.

Nell’epoca moderna anche le società a conduzione comunista mostrano i segni del lusso consumistico che l’apertura al commercio globale ha alimentato e incrementato. I grattacieli sempre più alti, le armi sofisticate e la guerra a distanza come se si tratti di un video-gioco, l’utilizzo dell’energia nucleare anche in campo bellico, hanno i caratteri delineati da Ferrero con riferimento al lusso barbarico-estetico. Qual è infatti l’utilità sociale di tali costruzioni e micidiali armi? Si dice che il riarmo sia dovuto a intenti difensivi. Tuttavia si tratta di mere dichiarazioni che nascondono i veri obiettivi. Basta osservare le recenti parate militari e constatare a quale livello tecnologico siano giunti gli armamenti, divenuti anche un settore importante dell’economia capitalistica ormai in crisi. In un’ora un missile di produzione cinese può raggiungere le città americane provocando milioni di morti. E queste armi sono nella disponibilità di molti stati. Bisogna insistere sui programmi di limitazione delle armi che attualmente sono stati abbandonati. Sono importanti le organizzazioni interstatuali nate dopo il disastro della seconda guerra mondiale.

D’altro canto i grattacieli rappresentano l’ostentazione del potere assunto dai centri direzionali del capitalismo. Anche per questo costituiscono gli obiettivi preferiti dai terroristi. E’ doveroso ripensare lo sviluppo. E’ necessario assicurare anche alle popolazioni che mancano dei mezzi necessari ad una vita dignitosa quelli che noi chiamiamo i prodotti del progresso. La solidarietà sociale, di cui parlava Ferrero, va attuata su scala mondiale abbandonando la posizione di predominio oggi detenuta dalle società capitalistiche. Come ai tempi di Ferrero soltanto la Chiesa cattolica rientra tra le poche istituzioni in prima linea nella promozione della pace tra i popoli, qualsiasi religione abbiano abbracciato. Ma sono sempre più rari “gli uomini di buona volontà”. Comprendere i tratti del militarismo significa anche evitare di ricadervi di nuovo e pensare in termini di pacificazione e assistenza globale. Non a caso ad una nazione come la Turchia, che non ha mai abbandonato la sua connotazione militaristica, è stata sufficiente un’involuzione antidemocratica e fondamentalista per sferrare un’offensiva militare a scapito di popolazioni e territori indifesi.

Paolo Bevilacqua


L’evoluzione del lusso

Guglielmo Ferrero “The Evolution of Luxury” pubblicato sulla rivista International Journal of Ethics – Chicago 1901 (libera traduzione P. Bevilacqua).

Molte cose nella società moderna hanno subito una profonda trasformazione. Le istituzioni politiche, le idee morali, le arti e le scienze, le industrie ed il commercio, subiscono continui cambiamenti differenziandosi da quelli che sono stati in passato. Una simile rivoluzione ha avuto luogo con riguardo al lusso, il cui carattere ha subito una radicale trasformazione nel corso di questo secolo, che gli storici del costume hanno notato appena, ma che è di grande importanza nella storia della civiltà. E’ stato detto che nulla è più necessario per l’uomo di quello che è chiamato popolarmente il superfluo; il lusso contraddistingue la specie umana rispetto al mondo animale. L’osservazione è corretta, anche se questa necessità del superfluo è stata sentita in modo diverso nelle diverse epoche storiche. Lasciando da parte le piccole differenze di dettaglio, le diverse forme di lusso può essere diviso in due grandi categorie che rappresentano nuovamente due tipi di lusso per lo sviluppo della civiltà che reciprocamente si escludono a vicenda; la classe di lusso che potremmo chiamare barbaro-estetica ed il lusso che può essere chiamato civile-utilitaristico.

La prima forma di lusso è chiamata barbaro-estetica, anche se a prima vista le due parole sembrano in contraddizione, perché mentre si trova anche tra i popoli civilizzati, è la prima forma di lusso che si incontra nella società umana e mostra la sua vera natura tra i popoli barbari, e, dall’altro lato, questo lusso presenta un carattere eminentemente artistico. La sua essenza sta nel fatto che questa prima forma di lusso, il primo conosciuto tra gli uomini, mira a produrre piacere più che a evitare il dolore. Il lusso civile-utilitaristico, d’altro canto, che caratterizza un popolo che ha raggiunto un elevato grado di sviluppo, perde una certa quantità del suo carattere artistico e piuttosto cerca di difendere gli uomini dal dolore rispetto al procurare loro il piacere.

Secondo alcuni autori, la cultura della bellezza e di gioia in funzione estetica è quasi una caratteristica essenziale dei popoli civili, tra i quali le tendenze artistiche assumono via via maggiore importanza. Si tratta di un’errata visione che scaturisce dal confondere la delicatezza dei nostri piaceri estetici con la funzione che hanno nella totalità della nostra esistenza. L’uomo civile gode di piaceri estetici che sono infinitamente più raffinati di quelli dei barbari, ma, nella vita morale ed intellettuale dei barbari, il piacere estetico di una rude natura ha una grande importanza; perché il barbaro, per beneficiare di ciò che è bello, secondo il suo gusto rude, presenta una mancanza di confort e tormenti tali che l’uomo civile non ha più la forza di sopportare, proprio a causa del suo più raffinato senso artistico. Secondo il nostro punto di vista il possesso di una casa non è un lusso ma una necessità elementare della vita, di cui solo i più miserabili della nostra società sono privati per necessità. Invece, in alcune sconosciute forme barbarico-estetiche di lusso, una casa è considerata come un qualcosa di superfluo, mentre le cose necessarie sono le selle e le armi costellate di pietre preziose, l’accumulazione d’oro e i raffinati capi di abbigliamento. Tale è il caso del Tanaregg, una popolazione nomade del deserto del Sahara, che è composta da un’aristocrazia di guerrieri e briganti che vivono quasi completamente di guerra e rapine, e da una plebe di servi della gleba, che coltiva la terra e assicura a questa aristocrazia una parte dei prodotti dei campi. Ora i servi hanno abitazioni umili e povere ma intonacate, mentre i nobili vivono sotto le tende dei nomadi. Anche durante il riposo, tra una spedizione e l’altra, in un villaggio abitato dai loro servi, i nobili disdegnano di abitare in una casa e preferiscono vivere in tende, esposti al vento ed agli eventi meteorologici. I loro lussi, che li distinguono dai loro servi, come il palazzo e il cottage da noi differenzia il nobile e il contadino, sono i loro indumenti di colore brillante e panno d’oro, le armi incastonate di gioielli, fatte secondo più o meno il buon gusto, le loro selle ornate con i più fantastici ornamenti; in breve, la ricchezza dei loro ornamenti, non la fattura della loro abitazione, in cui il servo è superiore.

Tutti i popoli nomadi che si sono organizzati in un grande stato militare e hanno preso possesso di ricchezze e terre non civilizzate, in seguito a guerre fortunate, hanno acquisito da queste terre e dai loro abitanti sottomessi il gusto artistico per il lusso appariscente e non confortevole. Infatti, essi sono rimasti spesso nomadi per un lungo periodo di tempo dopo tali conquiste, limitandosi a portare nei loro campi tutti i lussi delle tribù nomadi. Ciò comportava notevoli disagi per i loro movimenti dato che le loro vesti erano coperti di gemme e la nuda terra, sotto le loro tende, ricoperta da ricchi tappeti. Così è stato per la Mongolia che conquistò la Persia nel XV° secolo. La capitale del Regno, rimasta a lungo il luogo di campeggio del Khan, è stato continuamente cambiato da un sito all’altro; di qui anche l’origine della nostra parola “orda”, tenda del Khan.

Con il grande seguito di mercanti i nomadi vivono in grandi tende di crine di cavallo e feltro, separati gli uni dagli altri da grandi siepi. Ogni anno, in primavera e in autunno l’intero insediamento veniva trasferito in altri luoghi. Tutte le mercanzie venivano caricate su carri e le tende venivano bruciate per evitare che diventino il luogo di nidificazione di troppi serpenti. Sotto le tende dei pastori nomadi del Grande Impero venivano posti i più costosi tappeti. Gli interni abbelliti con i loro più sontuosi mobili; tutti gli utensili necessari alla vita comune sono fatti di oro puro.

Ma è facile capire che la vita nomade è stata raramente molto confortevole. Anche quando il bagaglio di proprietà del nomade è stato piccolo e molto leggero, quando veniva spostato l’accampamento si verificava una indescrivibile confusione e un generale disagio. Tuttavia, questi popoli che hanno conosciuto le ricchezze e che hanno avuto l’esempio dei vinti, questi popoli che con tanta fretta seguivano l’esempio dei vinti, sono rimasti perfettamente indifferenti agli insegnamenti di confort che potevano imparare dalla vista delle stabili abitazioni. Se, tra questi popoli barbari, il lusso è stato considerato solo come un ornamento, come strumento appariscente, e non come servizio in qualche misura adatto a diminuire la durezza dell’esistenza, all’epoca certo non facile, esso conserva lo stesso carattere, anche se molto attenuato, tra i popoli civili.

Il confort ha assunto una crescente importanza con l’evoluzione della civiltà e le abitudini della vita quotidiana, ma non dobbiamo supporre che in tutte le civiltà, esso abbia rivestito il posto importante che essa ha avuto nel XIX secolo. Soprattutto, nella grande civiltà militare, il lusso ha assunto in parte quel ruolo che ha avuto per i barbari, temperato nella forma, combinata con un certo grado di ricerca della comodità, ma ancora, la principale caratteristica, è che anche in questo lusso infinitamente maggiore sia la preoccupazione estetica per la funzione ornamentale rispetto alla comodità. In effetti, in queste società il lusso serve piuttosto a procurarsi piaceri di vario genere, sensuale, di ostentazione, di vanagloria, o artistico, piuttosto che a difendere l’organismo umano dalle difficoltà della natura esterna.

Questa è la capitale differenza tra la vita privata dei ricchi in Europa del nostro secolo e quella delle vecchie società. L’essenza del lusso moderno è la visualizzazione e la bellezza artistica, che si evince dallo splendore e dall’elevato costo dei materiali impiegati, dall’elegante raffinatezza degli ornamenti. Le case dell’aristocrazia romana sono stati monumenti d’arte; mobili di ebano e avorio con intarsi; la maggior parte dei marciapiedi sono stati costruiti con marmi pregiati; le pareti sono state rivestite da preziosi dipinti; le camere sono state adornate con splendide statue, sia originali o copiate dalle grandi opere d’arte dei Greci; l’arredamento è stato sontuoso; le navi di oro e argento, anche gli utensili da cucina come pentole e padelle nelle grandi case sono state spesso oggetti artistici finemente lavorate da abili mani. Eppure, queste case che contengono tali splendori sono state mal illuminate, perché è mancata un’intelligente organizzazione delle finestre e delle luci a cui dobbiamo l’ampia illuminazione della nostra dimora.

Ancora più primitivi sono stati i mezzi di difesa contro il freddo. Il più ricco romano potrebbe mangiare su una tavola in argento intarsiata da lastre d’oro, ma egli non ha nulla anche lontanamente simile agli utili forni che ogni modesto borghese del nostro tempo può permettere a se stesso. E’ difficile immaginare il grande lusso che doveva essere trovato nelle case dei ricchi nobili del nord della Gallia, della Gran Bretagna, di Treves, di Colonia, ma è dubbio che con il clima di questi paesi e le nostre abitudini, un uomo moderno potrebbe vivere in quelle case senza soffrire di cronica infiammazione dei polmoni. Allo stesso modo, lo sviluppo della civiltà rinascimentale, che ha avuto la sua nascita in mezzo a una società militare, ha teso al perfezionamento dell’estetica della vita privata, piuttosto che a produrre oggetti per il confort e la comodità.

Chi non ha ammirato nei grandi musei del mondo, o in alcuni vecchi palazzi nobiliari d’Italia, quel monumentale camino in marmo, spesso alto più di due metri di altezza e tre metri di larghezza, che è diventato di moda nel XVI° secolo nelle case dei grande signori? Molti di questi camini sono squisiti opere d’arte, i cui fregi di marmo sono stati decorati con i più delicati bassorilievi di artisti di rare capacità. Ma questi splendidi camini sono stati poco usati per il riscaldamento delle case. Il calore che potrebbero generare è stato sempre scarso, e al fine di ottenere un grado di calore che a giorni non soddisferebbe le richieste più semplici di un robusto operaio era necessario bruciare metà foresta. Tutte la forza intellettuale è stata diretta verso l’abbellimento esteriore, piuttosto che a rendere quei camini più efficienti. Lo stesso è avvenuto in molti altri settori del lusso e dei servizi di ornamenti artistici. Così gli scultori e gli intarsiatori hanno pensato molto di più ad impreziosire le sedie e i letti con bellissimi ornamenti che di renderli confortevoli per coloro che dovrebbero dormirvi o sedervi. Le sedie, le poltrone e i letti utilizzati dalle famiglie ricche nel quattordicesimo e quindicesimo secolo sono spesso, secondo le idee moderne di confort, non sono adatte per riscaldarsi. Anche se sono miracoli di arte e di bellezza, a guardare bene, sono, o ci sembrano, per un uso quotidiano, solo strumenti di tortura. Chi visita un grande palazzo storico come il palazzo principesco Palazzo Pitti a Firenze, non può non essere colpito da due fatti; la piccola quantità di luce che penetra in tutte le camere e la disposizione irrazionale delle camere, che le rende di scarsa convenienza per quelli che vi hanno abitato.

Alessandro Manzoni, parlando di Federico Borromeo, esprime una di quelle acute osservazioni che sono spesso l’equivalente di un intero trattato storico. Egli osserva che Borromeo mentre vestiva molto semplicemente ha avuto grande cura per la pulizia personale. “Una cosa rara“, egli spiega, “in un’età di sporco e di ostentazione.” Questa osservazione relativa alla spagnola aristocrazia lombarda del Seicento, che riflette i costumi dell’aristocrazia spagnola, può essere applicata a tutte le società civili del passato rispetto a quelle del presente.

Anche nelle classi più ricche troviamo sporcizia personale, sporcizia nelle case, nelle strade e nelle città. Lavarsi oggi ci sembra la più semplice abitudine, ma che ha richiesto del tempo prima che gli uomini siano stati condotti a considerare la cosa in questa luce. Nella società del passato non è mai scoppiata una grande passione tra gli uomini e l’acqua, anche nelle classi più alte e raffinate. E’ vero che nei giorni dell’Impero Romano i bagni fossero di uso generale, ma servivano al piacere sensuale più che alla pulizia personale. I bagni sono stati costruiti come divertimento; infatti, una piacevole sensazione fisica scaturisce dall’immergersi nell’acqua tiepida o fredda, e nel variare, con sottili artifici, la temperatura del corpo. Vero è che la necessità di pulizia personale aveva poco a che vedere con la passione per i bagni termali, dal momento che molte persone si bagnavano in vani di grandi dimensioni nelle quali l’acqua diveniva rapidamente sporca. I bagni sono stati semplicemente un divertimento sensuale, come la danza, come il vino. In tale epoca, quando tutti i piaceri sensuali facilmente divennero morbose passioni, vi è stato anche un “sibaritismo” del bagno che ha avuto i suoi devoti che hanno abusato della sua utilizzazione, arrivando a ben cinque, sei e sette immersioni al giorno. Ciò è confermato anche dal modesto luogo che è stato assegnato, nel mondo della toilette, anche nella società civile, a un oggetto che è oggi considerato come di suprema importanza, vale a dire il sapone.

In tutto il mondo antico il posto ora occupato dal sapone, è stato tenuto dai profumi e dalle sostanze destinati a procurarsi un sensuale piacere, e, mentre il commercio di profumi ha portato a un enorme traffico, quasi non si è trovata traccia di qualsiasi commercio di saponi. Sembra che i Romani non ne sapessero nulla fino a all’epoca di Plinio, e ne venissero a conoscenza grazie ai barbari popoli del Nord. Anche gli arabi, che formarono rapidamente una ricca aristocrazia in Europa, vale a dire uomini appassionati di tutti i lussi e di ostentazione, a cui tutti i commercianti hanno offerto la raffinatezza e la comodità di toilette da tutto il mondo, dall’India e dalla lontana Scandinavia, erano all’oscuro del prodotto chiamato sapone, almeno fino a due o più secoli dopo la fondazione del loro impero, segno evidente che l’unica necessità manifestata era per lo più per i profumi. E’ quindi fuori questione che, se vogliamo confrontare il lusso dei tempi passati con quello dei nostri giorni, il nostro si presenta molto più comune e materiale. Per una curiosa contraddizione il lusso segue un’evoluzione esattamente contraria a quella di altri grandi movimenti sociali, come ad esempio la religione, la morale, l’arte. Mentre questi diventano più spirituali con il progresso e cercano di soddisfare sempre i lati più nobili dell’ uomo, il suo pensiero e la sua coscienza piuttosto che i suoi sensi, sforzandosi di procurargli l’estasi spirituale piuttosto che le voluttuose sensazioni; il lusso, d’altra parte, si materializza e diventa sempre di più l’umile servitore del corpo, che si piega ad ogni sua necessità rinunciando quasi a qualsiasi idea di soddisfare i piaceri della sua anima.

Per ospitare il corpo nel freddo o nel calore, per salvarlo, per quanto possibile dall’affaticamento muscolare, per eliminare tutte le sensazioni spiacevoli ai nostri sensi raffinati, per la produzione di comodità quando si cammina, sedersi, leggere, mangiare o dormire, questo è il supremo ideale del moderno lusso. Solo una persona eccentrica, al giorno d’oggi, può scegliere di dormire in un vecchio non confortevole letto perché era stato intagliato da un grande artista.

Questa crescente materializzazione del lusso moderno è uno degli argomenti preferiti di coloro i quali, ardenti fautori dell’arte, sostengono che la nostra età è la più prosaica e banale della storia, e che, il mondo insieme al progresso materiale ha conosciuto una grande volgarità di gusti, di abitudini, di sentimenti divenuti universali sentire, rendendo la vita privata, priva di qualsiasi carattere estetico. Tale interpretazione è però troppo unilaterale e adotta una concezione troppo limitata della vita, per questa trasformazione del lusso, anche se può essere considerato artisticamente una regressione, socialmente si tratta di una delle molte forme che illustrano il grande progresso morale della nostra epoca. Infatti questa trasformazione non si limita a indicare un cambiamento di gusti, indica con più forza, una evoluzione morale, un grande aumento nella solidarietà sociale.

In realtà il confort per il corpo e la salute, anche se di per sé sembrano del tutto fini egoistici, comprende invece un rudimento di solidarietà sociale, perché la salute e la forza sono condizioni essenziali e necessarie per un uomo che può favorire il suo contingente lavoro verso la società. Chi non cura la propria salute non solo deruba se stesso, ma la società, in quanto diminuisce la sua capacità di soddisfare i suoi doveri verso i suoi concittadini.

Un’aristocrazia, come quasi tutte quelle che hanno dominato in passato, che hanno considerato i modi e le azioni della vita privata solo ostentazione, pompa, bellezze artistiche, senza una riflessione sul diritto dell’organismo umano a essere protetto contro le numerose cause esterne del dolore, indica i principi fondamentali di un’etica molto egoistica e la ricerca del piacere più forte di ogni altra considerazione.

Allo stesso modo, l’evoluzione del lusso, in cui la pulizia e la decenza hanno ampiamente assunto l’importanza che in precedenza si dava all’ostentazione, è solo uno dei molti aspetti in cui la grande evoluzione morale si manifesta, e l’infinitamente più grande senso di solidarietà umana che ha sviluppato. La pulizia è per il corpo ciò che è la dignità per l’anima, e l’ostentazione è per il corpo ciò che è vanità per la mente. Colui che ostenta ricchezza è un egoista che sfrutta un’enorme quantità di lavoro diretto a soddisfare la vanità di pochi; la pulizia, d’altra parte, è un dovere sociale. L’uomo che cerca solo di essere vestito sontuosamente è un egotista il cui unico scopo è quello di dare un’impressione; l’uomo che partecipa alla sua pulizia è un uomo che ha raggiunto un senso più fine della sua dignità fisica e che comincia a dare vigore al principio di solidarietà, al principio secondo cui un uomo deve contribuire, con la cura del proprio corpo, alla decenza e all’igiene di tutte le società.

GUGLIELMO FERRERO

Firenze – Italia, 1901

1Per un’analisi più approfondita degli studi ferreriani sul “militarismo” e sui segni premonitori dell’involuzione antidemocratica di alcune società europee, inclusa la deriva fascista dell’Italia, si veda il mio “Guerra e modernità in Guglielmo Ferrero” StreetLib, 2017. Cfr. anche Giuseppe Conti, Il Militarismo di Guglielmo Ferrero e la risposta dei militari italiani, in Lorella Cedroni (a cura di), Nuovi studi su Guglielmo Ferrero, Aracne 1998. 

1Per un’analisi più approfondita degli studi ferreriani sul “militarismo” e sui segni premonitori dell’involuzione antidemocratica di alcune società europee, inclusa la deriva fascista dell’Italia, si veda il mio “Guerra e modernità in Guglielmo Ferrero” StreetLib, 2017. Cfr. anche Giuseppe Conti, Il Militarismo di Guglielmo Ferrero e la risposta dei militari italiani, in Lorella Cedroni (a cura di), Nuovi studi su Guglielmo Ferrero, Aracne 1998. 



(Montefiascone, 1955) Funzionario dello Stato. Lauree in Filosofia e Giurisprudenza - Università “La Sapienza”. Dottore di ricerca in “Storia e formazione dei processi socio-culturali e politici nell’età contemporanea”. Autore di “Guerra e modernità in Guglielmo Ferrero”, StreetLib, giugno 2016.


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