Il “ Socrate” di Hanna Arendt –finora inedito in edizione italiana- sviluppa la tesi che l abisso tra filosofia e politica si apre con il processo e la condanna di Socrate. E che la tradizione del nostro pensiero politico inizia quando Platone, deluso dalla sconfitta del maestro, comincia a dubitare del valore della persuasione e a cercare criteri trascendenti senza i quali tutto resta relativo.
“Sicuramente”, scrive la Arendt,” la contrapposizione tra verità e opinione è la conclusione più antisocratica che Platone potesse trarre dal processo di Socrate.”
Il concetto di Doxa / Verità è letto infatti da lei in modo molto personale e sofisticato e mostra che non è assolutamente da considerare come opposto a verità o comunque come mera opinione.
La Doxa riguarda il mondo così come “ si apre a me “ e poiché il mondo si apre in modo diverso a ogni essere umano, la sua “obiettività “ come diremmo oggi, sta nel fatto che nonostante le diverse Doxai “ io e te , entrambi, siamo umani “ possiamo dialogare, ci capiamo.
Socrate con la sua arte maieutica, l’arte dell ostetricia, voleva rendere consapevole ogni cittadino del suo “ mi pare “, della Doxa che ciascuno potenzialmente possiede e in questo modo “ rendere la città più veritiera “.
“ So di non sapere “ significava semplicemente questo: so di non avere la verità per tutti.
L oracolo delfico onorò Socrate del titolo di “ Più sapiente di tutti gli uomini “ perché aveva accettato i limiti della verità per i mortali cioè i limiti del Dokein , dell Apparire e perché aveva scoperto, in opposizione ai Sofisti che la Doxa non è illusione soggettiva e arbitraria.
A questo punto , sottolinea la Arendt , Socrate dà un principio guida all uomo che vuole esporre in modo veritiero la sua Doxa : “ Essere d accordo con se stesso” . Non contraddirsi. Spesso raccomandava ai suoi discepoli “ Siate come volete apparire “
Questo è possibile perché l uomo è un essere pensante, capace di quel dialogo interiore condizione basilare del pensiero. La coscienza come attitudine alla possibilità di un confronto interiore è per la Arendt il lascito socratico più prezioso contro la banalità del male perché proprio per l intimo interrogarsi e rispondersi mette in discussione ogni schema e si rivela perciò strutturalmente antiautoritaria e anticonformista.
Inoltre il dialogo “ tra me e me “ questo “ due-in-uno “ riverbera una pluralità costitutiva dell uomo e dunque, per la Arendt, va ripensata l Umanità nei suoi tratti piu concreti.
Contro Platone e in compagnia di Socrate bisognerà sottolineare questa pluralità che rende ciascun essere umano un essere unico diverso da ogni altro che “visse, vive o vivrà “
Sacrificare il mondo plurale all effetto totalizzante dell Uno, accettare la “ tirannia del vero “è il presupposto di ogni totalitarismo cioè di quel male radicale manifestato da un umanità postumana capace di qualsivoglia follia e orrore.
D altra parte il fascino perverso di questo non può essere perpetrato senza la collaborazione di “demoni minori “ ( l’espressione è di Simona Forti ) scialbi e tutt’altro che luciferini concentrati solo sulla loro esistenza privata, sul loro benessere, sulla loro sopravvivenza ed estranei a ogni virtù civile.
E ‘ in questo orizzonte, secondo la Arendt, che Socrate funziona come doppio antidoto : contro il male radicale e contro la banalità del male.
- Titolo: Socrate
- Autore: Annah Arendt
- Editore: Raffaello Cortina – 2015
- Pagine: 123
- Prezzo: €11.00
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